RELAZIONE SULLO
STATO DELL'AMBIENTE DELLA
PROVINCIA DI CAMPOBASSO

ATTI DEL CONVEGNO

RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO

PRESENTAZIONE
CONVEGNO DEL 9 APRILE 2002
BIBLIOTECA PROVINCIALE “P. ALBINO” - CAMPOBASSO


GIOVANNI CANNATA – Rettore Università degli Studi del Molise.
“E’ con moltissimo piacere che introduco i lavori di questo incontro di presentazione della Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Provincia di Campobasso. Con molto piacere vi presento, avendolo visto concluso quest’oggi, un bel lavoro, bello di presentazione; come tutti i lavori è migliorabile, ma noi siamo della cultura che se non partiamo non si arriva mai in fondo. Siamo partiti: abbiamo questo bel lavoro che fa onore all’Amministrazione Provinciale ed un po’ anche a noi che abbiamo collaborato con l’Amministrazione Provinciale; fa onore a tutti i soggetti che hanno contribuito a costruire questo rapporto e che sono qui intorno al tavolo. Ieri mattina eravamo a Roma, ci siamo ritrovati in un’altra iniziativa a presentare i risultati di una ricerca che ho condotto a Roma, sul tema della contabilità ambientale, dell’applicazione delle questioni ambientali alla contabilità nazionale ed erano presenti buona parte delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente, essendo stata l’iniziativa prodotta dall’ANPA, Associazione Nazionale per la Protezione dell’Ambiente che potrebbe essere destinata a cambiare dizione e diventare Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio, ampliando la materia in esame. Ieri mattina abbiamo ripreso un ragionamento che va avanti da molto tempo e che è un ragionamento relativo al diritto all’informazione ambientale e alla partecipazione consapevole alle scelte di politica ambientale. Il dibattito è stato molto articolato. Il dottor Carlomagno, direttore dell’Agenzia, ed altri colleghi erano presenti alla seduta di Roma. Io vorrei partire segnalando anche il carattere di tempestività e di lungimiranza che abbiamo avuto nel momento in cui, rispondendo alla sollecitazione dell’Amministrazione Provinciale, dandoci carico di fare da coordinatori in questa attività di raccolta delle informazioni per questo primo volume, eravamo stati veggenti perché in realtà era in preparazione il nuovo programma di azione dell’Unione Europea sulle questioni ambientali. Il nuovo programma porta il titolo Ambiente 2010. Questo è il nostro orizzonte: quando parliamo di questioni ambientali mai logiche di breve periodo, sempre logiche lontane perché a furia di guardare vicino ci si fa anche del male. “Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta”. Il programma Ambiente 2010 ha quattro aspetti fondamentali dell’Unione Europea tra cui il cambiamento climatico. Invito tutti a guardare le nostre montagne: le nostre montagne stanno cambiando colore. Invito tutti a pensare ai nostri paesaggi: il nostro paesaggio sta cambiando. Cambiamento climatico che cosa vuol dire? Ambiente, salute e gestione degli impatti ambientali. La terza linea è natura e biodiversità che per una regione quale il Molise, per una provincia quale Campobasso che ha monti, colline, mari, è un aspetto molto importante. La biodiversità rappresenta una ricchezza con la quale dobbiamo fare i conti; una ricchezza che gli economisti hanno anche imparato a valutare economicamente. Qualche tempo fa con un articolo sulla grande stampa uno studioso di economia ambientale dava delle idee su come valutare la biodiversità che caratterizza i nostri territori. Quarto punto: Gestione delle Risorse Naturali. Gestione vuol dire in una concezione moderna conservazione attiva delle risorse naturali, cioè la possibilità di usare le risorse naturali, fruirne, garantendo il principio della sostenibilità che è una scatola vuota se non ci mettiamo qualcosa dentro. Sostenibilità vuol dire il diritto di tutte le generazioni presenti a poter godere dell’ambiente e vuol dire anche diritto delle generazioni attuali di utilizzare l’ambiente senza precludere il diritto delle generazioni future. Questa è una operazione intelligente che deve legare insieme Ambiente, Economia, Istituzioni, Politica, Diritto. Nella bozza di programma di azione dell’Unione Europea che potete consultare sui siti dell’Unione Europea, se andate alla pagina 65, c’è un punto che riguarda Informazione per l’attività politica e valutazione. Ci sono dei sottotitoli, uno di questi dice: “Stato dell’ambiente, tendenze e cause”; un altro dice: “Quantificare i progressi, relazioni, indicatori e valutazioni”. Tutto questo vuol dire disporre di alcuni elementi di conoscenza per orientare l’azione della politica ambientale sulla base di elementi di conoscenza che possano consentire razionalmente di fare delle scelte, che possano consentire di mettere insieme ambiente e economia, ambiente e diritto, ambiente e istituzioni. Il libro che viene presentato questo oggi è un libro che ha una copertina e un retro di copertina. Vi invito a rifletterci sopra per un secondo: la copertina dà una immagine di positivo perché ci sono sostanzialmente oggetti importanti, oggetti interessanti del paesaggio, della natura e dell’ambiente. La parte retrostante è un po’ più piccola e rappresenta tre immagini critiche: c’è un problema di rifiuti, c’è un problema di incendi, c’è un problema di desertificazione che non è una roba che interessa solo a Sael o a qualche altro luogo, ma interessa anche casa nostra ed anzi ci interesserà proprio per l’effetto delle condizioni di cambiamento climatico alle quali ho fatto cenno in precedenza. Questa scelta di presentazione formale del libro in questi termini sta proprio nella prospettiva culturale. A me non attiene la prospettiva politica, ma quella culturale che volevamo rappresentare. La prospettiva politica attiene agli Enti e alle istituzioni che hanno promosso questa iniziativa, all’Amministrazione Provinciale di Campobasso che oggi per condizioni di correttezza non siede a questo tavolo. E’ una prospettiva politica perché abbiamo voluto dare delle immagini positive di questo percorso, quelle immagini che abbiamo cercato di saper trasmettere durante tutti i corsi delle attività formative proprio come un’idea positiva. L’ambiente è una risorsa, una realtà che può essere usata positivamente. Questa idea era nata da alcuni colloqui tra me e alcuni amministratori. Avevo portato il rapporto sullo stato dell’ambiente della provincia di Modena e dissi all’amministratore del tempo: “Ma è possibile mai?”, era stessa volumetria ed analoga forma. Ed io dissi: “Ma è possibile mai che queste cose le dobbiamo far fare solo ai nostri amici del nord e noi non siamo capaci di produrre cose di questo genere?”. Il risultato della sfida è qui. Questo volume è un’agenda di lavoro, mi piacerebbe che la Provincia mettesse questa relazione sul suo sito perché rappresenti anche un materiale di lavoro utile. Non deve essere un materiale chiuso nelle case. Questo deve essere un materiale che deve essere usato dalle scuole, dalle attività formative, dai movimenti ambientalisti, dai sindaci, dai soggetti istituzionali che poi sono chiamati ad usare questi elementi e deve essere un primo documento del quale abbiamo totalmente la consapevolezza di essere un documento preliminare, nel senso che rappresenta la prima pietra di un percorso. Non abbiamo scritto sul titolo “Prima relazione sullo stato dell’ambiente”, moralmente ci scriviamo “Prima relazione sullo stato dell’ambiente”, direi che la consegniamo anche all’attenzione dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente perché se ne faccia anche custode e curatore. Questo è un block notes di idee sull’ambiente, di problemi sull’ambiente, di dati sull’ambiente che continueremo a costruire, facendo fare tesi ai nostri studenti, mettendo a disposizione del sistema istituzionale i dati, le Amministrazioni e i soggetti istituzionali che, attraverso le varie forme, hanno qui collaborato, arricchendo questa base. Con questo volume la Provincia di Campobasso, il Molise, l’Università ed i soggetti istituzionali che hanno lavorato insieme ne escono veramente con molta dignità e con molta visibilità all’esterno. Solleciterò in questo senso l’Amministrazione Provinciale a non tenere questo volume chiuso nei propri armadi, ma a curarne comunque la diffusione al di là delle questioni dei prossimi eventi elettorali che non attengono a me e che non attengono a questo ragionamento di oggi. Quello che è importante fare è che i lavori che noi produciamo vengano fatti circolare e vengano resi disponibili per l’utilità di tutti. La sala è molto piena, io mi auguro che tutte le persone che dopo di me interverranno si rendano conto di dare poche chiavi di interpretazione. Quando si presenta un libro, bisogna far affascinare gli utenti agli argomenti che sono qui dentro. E’ un bel lavoro ed io ringrazio i collaboratori dell’Università per aver seguito ancora una volta la mano pesante, forzante del rettore, ma il mio compito è anche questo; ringrazio anche i colleghi delle altre istituzioni perché insieme abbiamo prodotto questo volume. Grazie e buon lavoro. Prego il professore Trematerra di prendere il coordinamento di questo tavolo. Il primo intervento che ho il piacere di presentare è di Bruno Paura, docente della nostra università, che deve sostituire il dottor Blasi che non è potuto essere presente per un problema di date”.

BRUNO PAURA – Università degli Studi del Molise.
“Apro con la presentazione su quelle che sono state le finalità e soprattutto la strutturazione, quindi anche il campo della metodologia, che ha investito la costruzione di questa relazione sullo stato dell’ambiente. Il primo rapporto sullo stato dell’ambiente della Provincia di Campobasso è funzionale allo sviluppo sostenibile nel territorio perché si configura come uno strumento utile per condurre efficaci azioni di politica, pianificazione ed informazione ambientale al fine di favorire la crescita economica nel rispetto dell’ambiente. Questa relazione si colloca nell’ambito della serie di documenti analoghi prodotti in questi anni a livello internazionale (si pensi a State of the World) oppure in campo nazionale come le relazioni del Ministero dell’Ambiente oppure anche locali che sono state prodotte da Regioni e Province. La produzione di relazioni sullo stato dell’ambiente è coerente e consequenziale alla filosofia che ha ispirato da un decennio, dal 1992, la conferenza di Rio quando la Comunità Internazionale ha formalmente riconosciuto la necessità di assumere le variabili ambientali all’interno dei processi decisionali, così che l’adozione di strumenti operativi adeguati è posta come passaggio irrinunciabile. La predisposizione di rapporti sullo stato dell’ambiente si inserisce in un più ampio contesto di innovazione degli strumenti a supporto delle politiche direttamente o indirettamente mirate alla tutela e al ripristino ambientale. La conferenza delle Nazioni Unite per l’ambiente e lo sviluppo ha impostato i primi lineamenti di un piano di azione mondiale per la tutela dell’ambiente. Al termine della conferenza è stato firmato un documento che è noto come Agenda 21 che raccomanda i governi di sviluppare politiche ambientali coinvolgendo tutti i settori economici e sociali nella promozione, entro l’anno 2000, di interventi concreti di salvaguardia, recupero e buona gestione delle risorse naturali. In particolare il paragrafo 28 dell’Agenda 21 impegna le autorità locali ad adottare un’Agenda 21 locale, aprendo un dialogo con i propri cittadini, con le associazioni locali e con le imprese private, dovendo essere il progetto Agenda 21 locale un programma sintetico di ciò che può fare un’Amministrazione Pubblica nel percorso verso la sostenibilità. Quindi lo sviluppo sostenibile può anche leggersi come il progetto di una comunità che rapporta le risorse territoriali al proprio stile di vita, ma anche alla propria programmazione economica che non è frutto di processi spontanei o di episodiche iniziative, ma di precise scelte politiche. La consultazione e la costruzione del consenso intorno a questo percorso rappresentano in questa logica degli strumenti per accrescere la consapevolezza ambientale e raccogliere dalla comunità e dagli operatori indicazioni utili per la formulazione delle migliori strategie. Infatti l’obiettivo primario di un progetto di sostenibilità è di identificare una strategia politica, economica e sociale che permetta di limitare l’uso delle risorse naturali offrendo allo stesso tempo nuove possibilità di lavoro e soddisfacenti livelli di sicurezza sociale e di consumo. I programmi, le politiche e le leggi delle amministrazioni locali vanno valutati ed eventualmente modificati sulla base di nuovi piani adottati attraverso queste procedure. Una relazione sullo stato dell’ambiente rappresenta quindi uno strumento produttivo per la definizione di progetti che devono individuare la distribuzione della crescita, definire dove e come accentrare attività produttive e posti di lavoro, stabilire le diverse densità di insediamento, la localizzazione delle attività economiche, distribuzione di sistemi di parchi e così via. Tale relazione è uno studio indispensabile per definire, ad esempio, la politica dei trasporti che deve porsi come obiettivi da raggiungere ad esempio il miglioramento della qualità ambientale, la riduzione e mitigazione dell’inquinamento da aria, acqua e da rumore da parte di veicoli e la promozione dell’efficienza energetica nel sistema di trasporto. Questo studio sullo stato dell’ambiente della Provincia di Campobasso, che è stato redatto dall’Università e sostenuto dall’Amministrazione Provinciale, è uno strumento pensato e costruito per permettere a tutti, singoli cittadini, operatori sociali ed economici, amministratori e decisori politici, di rendersi conto dello stato di salute della provincia. Sulla base di questa maggiore consapevolezza sarà più semplice mettere a punto un piano di azione ambientale, condiviso da molti, tecnicamente solido, che si concentri sulle problematiche prioritarie e su azioni più efficaci e praticabili. Questo studio è stato costruito riferendosi al modello di esperienze internazionali ormai consolidate e sviluppa e presenta l’analisi della provincia utilizzando i cosiddetti indicatori ambientali. Gli indicatori sono parametri o valori derivati da parametri che forniscono informazione su un fenomeno. Ha quindi un significato di sintesi ed è elaborato per un preciso obiettivo. Le due principali funzioni di un indicatore sono quella di ridurre il numero di misure e di parametri per descrivere un fenomeno semplificando il processo di comunicazione attraverso il quale i risultati sono messi a disposizione agli utenti; quindi la funzione principale è quella di fornire informazioni sintetiche nei processi decisionali. Gli indicatori sono una particolare sintesi dei dati, volta a rendere confrontabili nel tempo e nello spazio i principali parametri che connotano un fenomeno, ciò perché il dato per trasformarsi poi in informazione deve perdere di analiticità per guadagnare in sintesi e in efficacia. Si tratta di strumenti strategici sia nel reporting ambientale sia nella individuazione di strategie di sostenibilità. Essi sono fondamentali nel superamento del paradosso “data rich and informationspoor”, cioè abbondanza di dati e scarsità di informazione. Quindi gli indicatori ambientali possono essere importanti, possono essere sintetizzati in questi punti. Servono a valutare condizioni e processi soprattutto rispetto agli obiettivi, monitorare l’efficacia di politiche ed azioni, fare confronti tra luoghi e situazioni, fornire informazioni di allerta tempestiva, anticipare condizioni e processi futuri, ed individuare vuoti di dati e di funzionamento di strutture e di capacità istituzionali, come abbiamo riscontrato più volte nella redazione di questa relazione. Attraverso una metodologia generalizzata e condivisa abbiamo operato, sulla base dei dati attualmente disponibili, un primo esperimento di sistematizzazione dell’informazione ambientale della Provincia di Campobasso, consapevoli comunque che gli indicatori ambientali sono oggetto di continue elaborazioni da parte degli organismi internazionali e che il complesso obiettivo della definizione di sviluppo sostenibile passa attraverso la creazione di una contabilità ambientale che metta appunto classificazioni, strumenti di previsione, monitoraggio e controlli. Abbiamo quindi effettuato e raccolto le elaborazioni sotto forma di tabelle, carte tematiche e grafici che contengono sia dati assoluti che indicatori e rappresentano talvolta un confronto tra diversi ambiti spaziali e, in altre situazioni, illustrano le variazioni dei fenomeni nel tempo. Si è adottato quindi come quadro di riferimento quello dello stato-pressione-risposta. Questo modello di stato, pressione e risposta opera una lettura della complessità dei sistemi territoriali, scegliendo di porre l’attenzione ad alcune relazioni. Il modello considera uno stock di risorse naturali, come acqua, aria, suolo, biodiversità, che costituisce lo stato dell’ambiente. Questo interagisce con le attività umane, agricoltura, industrie, trasporti, etc., che prelevano le risorse ed esercitano delle pressioni. Contemporaneamente lo stato delle risorse ed il livello delle pressioni forniscono informazione agli attori sociali che possono individuare delle risposte sia nei confronti dello stato dell’ambiente sia nei confronti delle pressioni. Ad ogni blocco logico di questo modello, cioè dello stato, pressione e risposta, corrispondono degli indicatori che trovano il loro campo di significatività all’interno del modello stesso. Tale modello non è l’unico possibile, ma è quello più largamente usato perché si interseca in maniera ottimale con il ciclo delle politiche ambientali, percezione del problema, formulazione della politica, monitoraggio e valutazione della politica. Lo sforzo più significativo nella redazione di questo studio della relazione sullo stato dell’ambiente della provincia di Campobasso è stato rappresentato dalla scelta di indicatori che abbiamo scelto in modo tale che dovessero avere una validità temporale, una rappresentatività spaziale con l’obiettivo di poter pervenire all’individuazione di indicatori forti, pieni di significato. ad elevato contenuto informativo che permettano di seguire l’evoluzione della qualità e della criticità ambientale, nonché di verificare l’efficacia delle scelte effettuate sul territorio. La scelta di indicatori pone anche dei problemi che abbiamo dovuto in ogni caso affrontare, come ad esempio quello della sfasatura temporale degli indicatori. Sfogliando il testo e leggendolo con una certa attenzione, si può notare, dall’esame degli indicatori proposti in questo rapporto, una disomogeneità dal punto di vista temporale. Per molti indicatori è possibile avere informazioni aggiornate al 1999, in alcuni casi al 2000. In molte altre situazioni, però, ci si deve accontentare di dati più vecchi. Questa asincronia presenta due ordini di problemi: da un lato una non corrispondenza dei tempi in cui vengono rilevati gli indicatori relativi a pressioni, stato e risposta per le singole questioni ambientali; dall’altra parte una non concordanza temporale tra insieme di pressioni, di valutazione dello stato e delle risposte appartenenti a più questioni ambientali. Questa disomogeneità temporale degli indicatori, seppur problematica, non rappresenta né un ostacolo alla comprensione di massima dei trend, né il problema principale nella messa in atto di strategia di sostenibilità. E’ chiaro che andranno fatti tutti gli sforzi possibili per ottenere una disponibilità in tempo reale dei dati prodotti. Quali informazioni si possono ricavare dagli indicatori e nel caso della provincia di Campobasso quali sono state le informazioni? In questo rapporto sono stati monitorati 87 indicatori ambientali per la descrizione della dinamica. In sintesi come risultato di questa relazione abbiamo visto che si dispongono sufficienti indicatori di buona qualità per il sistema aria, trasporti, energia, qualità dell’ambiente urbano con una buona copertura delle problematiche relative alla qualità dell’aria così pure le problematiche relative all’energia. Si conferma buona la qualità dei dati sulla biodiversità e del settore forestale ed anche di buona qualità il sistema acqua sebbene si sia riscontrata una parcellizzazione dei dati a volte un po’ preoccupante. Risulta invece carente la copertura dei processi dinamici di interfaccia come il sistema aria ed acqua per quanto concerne l’impatto dell’attività dei principali nuclei industriali localizzati nella provincia; sempre nel sistema aria legato ai cambiamenti climatici e nel rapporto solo acqua in particolare per quanto riguarda le dinamiche di precipitazione e percolazione. Sono necessarie le verifiche delle informazioni sull’acidità delle piogge, la raccolta sistematizzata dei dati sulle acque di falda e manca una visione sistemica del percorso come degli elementi, come azoto, fosforo e metalli pesanti. Tutte queste dinamiche rappresentano quindi finestre non aperte su porzioni strategiche del ciclo biogeochimico degli elementi. Nelle tabelle che vediamo questo può essere anche relativamente al tema, alla sessione di biodiversità del passaggio e poi una sintesi estrema sulla efficacia degli indicatori ambientali in ogni fase della descrizione di questa sessione. Quindi potete vedere la qualità e la bontà dei vari indicatori ambientali. Completando questa relazione, volevo semplicemente dire che spero che negli aggiornamenti di questa relazione il compito sia più agevole rispetto a quello che sia io che il dottor Libertone che è stato compagno di viaggio in questa redazione, nella scrittura di questo testo e anche compilazione, una grandissima difficoltà nel raccogliere le informazioni che sono state sparse in vari enti, soprattutto una grande difficoltà perché abbiamo visto che c’è una grandissima raccolta di dati, ma poi questi dati alla fine non vengono elaborati, per cui abbiamo dei dati di sintesi su cui far affidamento e soprattutto perché in alcuni casi forse una giustificata diffidenza nei confronti di questa relazione sullo stato dell’ambiente proprio perché costituiva la prima prova, la prima pubblicazione non è stata recepita come un documento di grande importanza per la provincia o comunque per l’informazione in generale. A conclusione di questo intervento voglio ringraziare di cuore le persone che hanno creduto in questo lavoro rendendolo di fatto attuabile e ricco di contenuti e in special modo tutti coloro che hanno firmato i contributi presenti nella relazione stessa. Un ringraziamento al dottor Pellegrino Amore, a tutti i funzionari del settore Ambiente della Provincia di Campobasso per il sostegno di questa iniziativa, all’ingegnere Giordano del settore Tutela dell’Ambiente della Regione Molise ed un ringraziamento particolare all’Agenzia Regionale per l’Ambiente qui rappresentata dal dottor Carlomagno e dal dottor Petracca, e poi un ringraziamento all’ingegnere Pasquale e al signor Spina dell’Erim che è stato di grandissima generosità”.

GIOVANNI CANNATA – Rettore Università degli Studi del Molise.
“Pregherei il professor Trematerra di presiedere i lavori. L’agenda di lavoro rimane aperta; l’università è a disposizione di tutti, istituzioni, movimenti, scuole, per qualsiasi azione di prosieguo dell’attività di divulgazione su questi temi. Penso che la relazione troveremo anche occasione di divulgarla ulteriormente in occasione della settimana della cultura scientifica”.

CARLO CARLOMAGNO – A.R.P.A. Molise.
“Buona sera a tutti, anticipo subito che è mia intenzione non esporre una relazione, ma favorire piuttosto un dibattito anche attraverso una serie di domande che possono essere poste e che sono attinenti all’argomento che trattiamo. In verità c’è stato pochissimo tempo per organizzare questa nostra presenza all’incontro di oggi pomeriggio, quindi vogliate perdonare se in questa esposizione molto sintetica ci sarà qualche lacuna o qualche dimenticanza. Direi che prima di commentare molto brevemente alcuni rilevanti passaggi della relazione sullo stato dell’ambiente della Provincia di Campobasso, è forse utile precisare che i dati di conoscenza dei diversi parametri ambientali con i quali si è fornito, da parte delle nostre strutture, un contributo alla stesura del documento, sono stati prodotti nel passato, dall’ex Presidio Multizonale di Igiene e Prevenzione del Molise a cui oggi come è noto è di fatto subentrata l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale più conosciuta con l’acronimo ARPA Molise. Essa è un ente strutturale della regione Molise a cui, con legge regionale, è stato affidato il compito istituzionale di protezione, tutela e valorizzazione dell’ambiente. Attualmente si sta gestendo una fase molto delicata di transizione con l’adozione di provvedimenti della direzione generale che devono sostenere la nuova agenzia, ne devono definire i profili e la devono rendere, soprattutto, autorevole per quanto riguarda la credibilità e la capacità di acquisire prima tutte le necessarie conoscenze in materia per diffonderle dopo con adeguati sistemi informativi da rivolgere ai decisori politici, alle altre amministrazioni, alle diverse associazioni, a tutta la popolazione. Le attività che sono state garantite e che hanno consentito di perseguire una adeguata, seppure incompleta, raccolta di dati ambientali, hanno riguardato le tre fondamentali matrici che costituiscono l’ambiente: l’acqua, l’aria e il sole. Certamente sulla matrice acqua si è esercitata l’attività più rilevante, sia storicamente, sia spazialmente, sia analiticamente. E’ infatti ormai consolidato da diversi anni un monitoraggio sul reticolo idrografico della regione, sulla rete di distribuzione delle acque destinate al consumo umano, su quelle marine antistanti la costa molisana, e si è iniziata, anche se da poco, una attività valutativa per definire un monitoraggio delle acque sotterranee. A questi monitoraggi si è accompagnato sempre, sistematicamente, un altro rilevante sistema di controlli che è quello che riguarda la efficacia della funzionalità dei sistemi di trattamento delle acque reflue urbane. Per quanto riguarda il suolo, viene condotta, di norma, ed è stata condotta anche nel passato, una attività ispettiva e di controllo sugli impianti che sono destinati all’attività di trattamento e di smaltimento finale dei rifiuti, così come essi sono definiti nel più recente Decreto Legislativo del 5 febbraio 1997 numero 22, noto come Decreto Ronchi. A proposito di questa attività di gestione dei rifiuti ed in particolare di quelli classificati come rifiuti urbani, è stato predisposto un importante primo rapporto relativo ai “mood” presentati nel corso del 2000, rapporto nel quale sono state raccolte ed elaborate tutte le informazioni inerenti la gestione dei rifiuti urbani in tutti i comuni della regione Molise. Sono emerse una serie di dati e di indicazioni. Ne cito una che riteniamo sia quella più interessante e rilevante anche se si configura come un dato sostanzialmente negativo: la percentuale di rifiuti confluiti nella raccolta differenziata è estremamente bassa e si attesta mediamente sul valore dell’1,5%. Sempre in collegato con il suolo ricordo che è stato predisposto nel passato un primo rapporto ove sono riportate le aree contaminate e queste aree sono state catalogate e caratterizzate; ricordo anche che a livello nazionale è stato finanziato un solo intervento di bonifica riguardante un’area ricadente nell’agro di Guglionesi. Di sicuro interesse sono poi le procedure in corso attivate in relazione al Decreto del Ministero dell’Ambiente del 25 ottobre 1999, il 471, a proposito della bonifica e del ripristino ambientale dei siti inquinanti. Cito per tutti un’area ricadente nel Consorzio Industriale di Termoli ove sono state rilevate contaminazioni sia del suolo che della falda sottostante dovute ad immissione di tricloritilene e di toluene. Tralascio l’argomento aria che sarà trattato dal collega Scocca. Mi rendo conto che è difficile riferire e commentare un documento così vasto ed articolato quale è un rapporto sullo stato dell’ambiente in pochissimo tempo. Ricordo che sotto il profilo dei controlli vi è anche un’attività diversificata riguardante quelle situazioni di inquinamento ambientale di tipo più recente quali il rumore, i campi elettromagnetici. Anche per queste due fonti di inquinamento ambientale sono stati prodotti dei documenti che forse sarà necessario rendere più visibili ed acquisibili da tutti nei quali sono state in parte mappate le situazioni di esposizione al rumore ambientale e mappate le situazioni di presenza di fonti di campi elettromagnetici. Vi è anche, da parte dell’agenzia, un’attività che sostiene il controllo sistematico della presenza di radioattività ambientale che, pur non rappresentando oggi sicuramente un’emergenza, è argomento da tenere sempre sotto osservazione e per il quale possono all’improvviso presentarsi situazioni di emergenza che è necessario poter fronteggiare con la massima tempestività. Ricordo che nella regione sono presenti anche insediamenti a rischio di incidente rilevanti che sono per lo più ricadenti nell’aria industriale di Termoli. Sostanzialmente ne possiamo contare fino ad oggi cinque di cui quattro in attività da alcuni anni; una quinta azienda è in via di organizzazione e che ancora di fatto non ha avviato la sua attività. Si tratta prevalentemente di tre aziende che lavorano nel campo della chimica fine e di due aziende che operano nel campo dello stoccaggio e della distribuzione di gas compressi liquefatti. Certamente la nuova condizione in cui la struttura nuova si viene a trovare impone un cambiamento di mentalità, un cambiamento di atteggiamento che non è facile e che deve investire soprattutto gli operatori. Questo cambiamento deve trasferirsi dagli operatori alla popolazione, alle amministrazioni, a tutti colori che oggi sono impegnati a livello di Pubblica Amministrazione e che con le loro decisioni in un certo senso influenzano e determinano mutamenti di condizioni ambientali. A questo proposito, tra le varie iniziative che l’agenzia sta cercando di promuovere, vi è quella riguardante la promozione dei sistemi di gestione ambientale, soprattutto i sistemi ISO 14000 ed in particolare la certificazione EMAS. Sono iniziative che chiaramente servono a coinvolgere al massimo tutti sulla questione ambientale che non può essere evidentemente un patrimonio dei titolari che esercitano attività di controllo, attività di verifica, ma deve essere un patrimonio di tutti indifferentemente. C’è evidentemente la necessità di fare un salto culturale estremamente importante. Io direi di concludere lasciando soprattutto lo spazio alle eventuali discussioni affermando che i programmi di monitoraggio evidentemente devono essere estesi, devono essere completati, devono essere integrati. Non devono certamente tradursi in una mera elencazione di numeri, ma a questi numeri devono essere attribuiti dei significati e degli obiettivi molto precisi. I dati che vengono raccolti devono essere validati ed accreditati. E’ indispensabile perciò che l’agenzia assuma un ruolo che le compete e cioè quello di essere un puntuale riferimento istituzionale in materia di controlli e di attività finalizzate alla tutela dell’ambiente che non possono evidentemente derivare da una diversificata sedimentazione di iniziative gestite da amministrazioni che spesso hanno funzioni totalmente estranee a quelle della prevenzione e dell’ambiente, così come i dati che vengono forniti alla popolazione devono essere dati che devono provenire dalla istituzione e dall’Amministrazione Pubblica che non deve essere surrogata neanche dalle associazioni che devono svolgere certamente il loro ruolo, ma che non può essere quello di produzione di dati ambientali. L’ambiente deve essere sicuramente considerato non più come un limite o un freno allo sviluppo, ma deve essere considerato come una opportunità allo sviluppo stesso. Certamente è inteso come sviluppo sostenibile che costantemente deve essere programmato sulla base di dati di conoscenza di volta in volta aggiornati. Un auspicio che si formula in questa occasione, in questo incontro è che quanto prima venga prodotto un documento sullo stato dell’ambiente della Regione Molise che, aggiornando le situazioni di fatto, ne estenda l’interesse ai territori dell’intera comunità municipale molisana. Quindi condivido quanto il Rettore ha affermato poc’anzi che questo primo rapporto deve essere inteso come un primo gradino che deve portare ad uno sviluppo del documento che dovrà essere un documento teso a completare tutte quelle lacune piccole o grandi che oggi il documento stesso può presentare fino a divenire un punto di riferimento per le decisioni politiche. Concludo dicendo che se si vuole dar vita ad una tutela dell’ambiente che sia degna effettivamente di questo nome, tra le numerose iniziative che normalmente vengono proposte e sulle quali si discute, si sta discutendo anche oggi, ritengo che vi sia la necessità di una costante seria verifica della efficacia degli interventi della spesa pubblica quando essi vengono effettuati nel campo ambientale”.

PASQUALE TREMATERRA – Università degli Studi del Molise.
“Ringrazio il dottor Carlomagno. Prima di dare la parola al dottor Scocca dell’ARPAM volevo ricordare che i contributi all’interno della relazione sono contributi forniti da specialisti di enti differenti. Sono specialisti strutturati oppure sono specialisti studiosi o professionisti indipendenti, per cui il contributo è molto ampio e la cosa di assoluta importanza per rafforzare quanto diceva il professor Carlomagno, spesso in appendice a ciascun contributo, c’è una bibliografia e questa bibliografia può essere un punto di partenza per andare avanti in tutte le altre operazioni che si possono fare in questo settore. Ha delle carenze come qualsiasi cosa, però intanto ci consente di iniziare. Esiste una questione ambientale nel Molise? La questione ambientale nel Molise esiste ed è anche grave in alcune situazioni, gravemente negativa, così come ha punti di eccellenza in altre situazioni. Noi altri che siamo qua dobbiamo prenderci l’impegno di investire le proprie conoscenze, il proprio contributo a favore dell’ambiente, in questo caso nella nostra provincia, nella nostra regione, perché la negligenza avuta fino ad oggi ci ha portato in alcune situazioni, in passato ed anche situazioni attuali, che sono penose. Per cui io sono molto contento che sia stata istituita l’ARPAM anche se avrà da lavorare tantissimo, però finalmente qualcuno potrà difendere questa situazione in senso positivo. La parola al dottor Scocca”.

ALFONSO SCOCCA – A.R.P.A. Molise.
“Il monitoraggio della qualità dell’aria negli ambienti esterni è stato effettuato sul territorio della regione Molise e quindi della provincia di Campobasso con una certa regolarità dal 1992 con le risorse dell’ex Presidio Multizonale ora trasferite all’ARPA Molise ed è costituito essenzialmente da un centro mobile dotato di una serie di sonde misuratori e di parametri chimico-fisici. Va detto che anche l’Amministrazione Provinciale, nello stesso periodo in cui se ne dotò il Presidio Multizonale, acquisì un mezzo mobile simile a quello attualmente in dotazione dell’ARPA. Le attrezzature installate sono in grado di misurare principalmente inquinanti prodotti in maniera diffusa da fonti di combustione di idrocarburi, ossia CO, SO2, NOX, ossidi di azoto idrocarburi ed altri inquinanti ad essi collegati, come l’ozono alle polveri totali, insieme ad alcuni parametri meteoclimatici utili per correlare le misure della situazione ambientale come temperatura, umidità, pressione, direzione e velocità del vento. Il Centro Mobile è stato utilizzato per effettuare campagne di misura della durata media di quindici giorni in vari siti della regione occasionalmente per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza ambientale. A causa dei limiti intrinseci del sistema di misura, i rilevamenti non hanno mai potuto avere una valenza statistica su base annuale. Il sistema è risultato invece adatto ad evidenziare le situazioni di eventuale superamento dei famosi limiti di attenzione e di allarme introdotti dal Decreto Ministeriale 15/04/94 ed ovviamente limitatamente al periodo di attività nel sito. Tuttora la città di Campobasso e nessun altro centro urbano della regione è ancora dotato di reti fisse di monitoraggio della qualità dell’aria, per cui i dati raccolti dal centro mobile dell’ARPA e da quello dell’Amministrazione Provinciale di Campobasso sono gli unici disponibili in materia nella regione. Per limitare questa lacunosità di dati, si è cercato di utilizzare, nei centri urbani, sempre gli stessi siti di monitoraggio nell’intento di favorire un minimo di confrontabilità dei dati ottenuti in periodi diversi, scegliendo punti dove l’intensità del traffico autoveicolare appariva più intensa e la qualità dell’aria poteva essere maggiormente compromessa dalle immissioni. Per tutti gli inquinanti monitorati, ad eccezione delle particelle sospese totali, polveri, non sono quasi mai stati raggiunti i livelli di attenzione e mai i livelli di allarme, rimanendo i valori spesso molto al di sotto dei limiti di legge. Per le polveri sono stati superati in poche occasioni i livelli di attenzione e molto più raramente i livelli di allarme, specialmente in relazione ad alcune situazioni di particolare secchezza dell’atmosfera o fangosità delle strade, ad esempio a seguito di scioglimento della neve nel periodo invernale. Va sottolineato che il parametro polveri totali rilevato dai mezzi mobili non corrisponde al valore di inquinamento ambientale provocato dalle cosiddette polveri sottili o alveolari che riescono a penetrare in profondità nelle vie aeree dell’organismo e che sono costituite in gran parte dal nerofumo prodotto dal traffico. Le polveri totali hanno, invece, un’origine più minerale: si tratta di fenomeni di sollevamento della polverosità naturale del terreno e quindi delle strade. Talvolta è stato possibile rimarcare differenze sostanziali di qualità dell’aria tra i diversi siti monitorati, sia pure entro modesti livelli di inquinamento rilevati, nonostante la breve distanza spaziale che separa i diversi siti e la discontinuità dei dati a disposizione. Non si sono mai evidenziati fenomeni di accumulo e di stazionamento di cappe di smog in quanto i livelli di concentrazione delle sostanza, oltre a seguire cicli di 24 ore, tornano nelle ore notturne e nel primo mattino comunque a valori molto bassi. Appare chiara la connessione tra l’andamento del tasso di inquinamento e l’intensità del traffico veicolare sul sito monitorato. L’analisi dei dati raccolti negli anni porta a concludere che nell’area urbana di Campobasso, non essendovi tra l’altro un insediamento industriale di rilevanza, la maggior fonte di inquinamento è riconducibile alle immissioni tra traffico che resta quindi la principale, seppure non esasperata, causa dell’abbassamento della qualità dell’aria. Come ho già detto, oltre al PMIP, hanno operato sul monitoraggio ambientale anche altri enti: l’ex U.S.L. di Termoli per pochi anni, intorno al ‘90, ha disposto di un mezzo mobile per la misura della qualità dell’aria ma non ha mai prodotto rapporti organici in merito. Attualmente il mezzo mobile di Termoli è probabilmente fuori uso. L’Amministrazione Provinciale di Campobasso si è dotata nello stesso periodo del Presidio Multizonale di un Centro Mobile ed ha prodotto dati di qualità dell’aria nei vari centri abitati, anche minori, del territorio. Va infine segnalato che il Consorzio per l’industrializzazione nella valle del Biferno, il Nucleo Industriale di Termoli, possiede una rete fissa per il monitoraggio della qualità dell’aria limitatamente all’area del Nucleo Industriale ed un centro mobile, entrambi basati sulla tecnologia DOAS, misura dell’assolvimento di una radiazione di un raggio laser e con relazione alla concentrazione di inquinanti. Non esiste, quindi, e ribadisco, una base di dati esaurienti sulla qualità dell’aria nella provincia di Campobasso attualmente che resta purtroppo l’unica in Italia ancora sprovvista di reti di monitoraggio ambientali zonali. Per rendere possibile una concreta valutazione dei livelli di inquinamento ambientale nelle zone a maggiore densità abitativa in alcuni siti industriali della regione in relazione anche all’elaborazione di un piano regionale di risanamento e tutela della qualità dell’aria, l’ARPA Molise si è attivata preparando un progetto per l’installazione di una rete fissa di monitoraggio composta di otto centraline con un equipaggiamento di idonei misuratori distribuite nei centri urbani di Campobasso, Isernia, Termoli, Venafro e di ulteriori otto centraline di tipo elettrochimico oltre ad una installazione DOAS nel Nucleo Industriale di Pozzilli. La conformazione del sistema di misura di ogni centralina ricalca, in grandi linee, il sistema di misurazione installato sui mezzi mobili ed in più in alcune centraline saranno previsti misuratori di particolato fine, PM 10 e PM 2.5, e di idrocarburi aromatici (BTX) vista l’attenzione che il mondo scientifico e l’opinione pubblica stanno riservando a questi inquinanti prima molto meno considerati. Il numero e la disposizione delle centraline tradizionali in effetti rispondono a criteri non ancora esaustivi per il monitoraggio delle aree urbane di interesse, essendo solamente Campobasso maggiore centro e capoluogo fornito di quattro installazioni, mentre per gli altri centri si dispone solamente di una o due installazioni. Le centraline di misura elettrochimiche, a molto più basso costo, sono finalizzate quindi per infittire la rete di monitoraggio ed aumentare la base di dati disponibili per una valutazione preliminare della qualità dell’aria sul territorio. Tutte le centraline saranno installate nei siti rispettando criteri di rilocabilità al fine di permettere la ridefinizione e l’ampliamento delle reti zonali durante o al termine di un periodo di valutazione preliminare. Questo potrà consentire il potenziamento della rete, ad esempio nelle zone che dovessero rivelarsi più a rischio, a scapito delle installazioni dove non dovessero verificarsi i superamenti dei limiti di accettabilità della qualità dell’aria. Uno dei punti maggiormente qualificanti della nuova rete di monitoraggio è rappresentato dal fatto che tutte le installazioni saranno in grado di acquisire dati e trasmetterli, con cadenza oraria, al centro regionale di elaborazione e validazione che sarà ubicato presso il Dipartimento Provinciale di Campobasso dell’ARPA il quale centro di elaborazione avrà il compito di produrre gli elaborati statistici, di segnalare in tempo reale le situazioni di allarme e di emettere bollettini quotidiani di aggiornamento della qualità dell’aria. La strutturazione del sistema di acquisizione permetterà l’interfacciamento con il futuro SIRA, Sistema Informativo Regionale Ambientale, e la diffusione dei dati in forma chiara e comprensibile agli altri organismi interessati e al pubblico tramite pubblicazioni periodiche specializzate, siti internet ed eventuali televideo regionali”.

PASQUALE TREMATERRA – Università degli Studi del Molise.
“Ringrazio il dottor Scocca per il contributo. La settimana cultura scientifica e tecnologica che il Ministero dell’Università e della Ricerca vuole ogni anno verrà svolta dal 6 al 12 maggio ed il titolo è “Il contributo della ricerca scientifica ha la consapevolezza ambientale?”. La questione ambientale sta diventando una questione di enorme importanza. La parola al dottor Gentile”.



AMEDEO GENTILE – Provincia di Campobasso - Settore Tutela dell’Ambiente.
“Io partirei dalle parole del Rettore quando si parlava della relazione sullo stato dell’ambiente non come un punto di arrivo ma quanto piuttosto di un punto di partenza. Tra le tante cose che ci sarebbero da dire, io ho pensato di parlare di come già questo lavoro sullo stato dell’ambiente nella nostra provincia, può costituire una fonte di dati indispensabili per vedere di affrontare in maniera integrata le problematiche ambientali. Come esempio pratico, vedremo un nuovo approccio per la tutela delle acque dall’inquinamento: il piano stralcio. Il 13 giugno 1999 è entrato in vigore il Decreto Legislativo numero 152 recante “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole”. Successivamente, a poco più di un anno di distanza, il legislatore è intervenuto di nuovo con il Decreto Legislativo numero 258/2000 che ha apportato alcune modifiche ed integrazioni al Decreto Legislativo numero 152/99, in pratica correggendo alcune incoerenze normative e tracciando un confine più evidente tra acque di scarico e rifiuti costituiti da acque reflue. Con il Decreto Legislativo 152/99 così come integrato e modificato, si è tentato di fare ordine sull’annosa questione delle acque, abrogando vecchie leggi, prima tra tutte la Legge numero 319/76, più nota a tutti come Legge Merli, e modificandone altre, quali la Legge numero 36/94, più famosa come Legge Galli, recante “Disposizioni in materia di risorse idriche”. E’ sicuramente troppo presto per tracciare un primo bilancio. Di sicuro si può affermare che, la precedente normativa a favore della tutela ambientale basata sull’approccio del “command and control”, dove con lo strumento legislativo sono imposti comportamenti standard, il cui rispetto è legato esclusivamente alla politica dei controlli e delle sanzioni, non ha portato a un miglioramento della qualità delle acque, anzi ha assunto dimensioni per quantità e qualità non più tollerabili. A tal proposito, emblematiche ed addirittura profetiche risultano essere le parole del “padre” della legge 319/76, il quale, in tempi non sospetti, affermava la necessità di guardare all’Europa con tutti i limiti che derivano dalla mancanza dei piani delle acque, dei controlli e dei catasti degli scarichi, senza però distogliere lo sguardo da ciò che si sta facendo oltre oceano ove, la logica del principio aquiliano del “chi inquina paga”, è stata sostituita con la prevenzione dell’inquinamento, cioè con il cambiamento dei processi produttivi. Soltanto con il recepimento delle direttive europee si è passati da quella che era la linea di condotta della Legge Merli, incentrata su controlli effettuati sui singoli scarichi, ad una visione molto più ampia, dove lo scarico è visto anche in relazione agli obiettivi di qualità da raggiungere (Art. 28, comma 1 della nuova normativa). La finalità del Decreto Legislativo 152/99 e successive modifiche ed integrazioni, è infatti la tutela della risorsa idrica basata su un approccio integrato, volto alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento, al risanamento dei corpi idrici, al miglioramento dello stato delle acque, alla protezione di quelle destinate a particolari usi, al perseguimento di usi durevoli e sostenibili del patrimonio idrico e al mantenimento delle capacità autodepurative dei corpi idrici. Il tardivo recepimento delle direttive europee, e della costituzione degli Ambiti territoriali ottimali previsti dalla Legge Galli (ad otto anni di distanza, solo una piccola parte degli ATO previsti risultano costituiti o completamente operativi, ad esempio nel Molise è stata sottoscritta la convenzione ma attualmente l’ATO non è ancora operativa), ha portato il legislatore italiano ad inserire nella Legge numero 388/2000, legge finanziaria per l’esercizio 2001, l’articolo 141 comma 4, che ha previsto da parte delle province, ove le predette Autorità d’Ambito non siano ancora operative, la predisposizione e l’attuazione di un piano di interventi urgenti, a stralcio e con gli stessi effetti di quello previsto dall’articolo 11, comma 3 della legge numero 36/94, la Legge Galli, per l’adempimento degli obblighi comunitari in materia di fognatura, collettamento e depurazione, di cui agli articoli 27, 31 e 32 del Decreto Legislativo numero 152/99 e successive modifiche. Infatti la Commissione Europea, nel valutare lo stato di attuazione della direttiva 91/271/CEE, ha considerato insufficienti le iniziative attuate in passato dall’Italia; in particolare ha ritenuto necessario implementare gli interventi previsti dalla Legge 135/97 e ha ritenuto altresì necessario ampliare l’elenco attuale delle aree sensibili attualmente previste dall’articolo 18 del D.Lgs. n°152/99. In pratica il Governo italiano, pur di evitare una grossa multa per inadempienza agli obblighi comunitari, è intervenuto d’urgenza, spostando il baricentro dei soggetti attuatori del servizio idrico integrato, dalle regioni alle province.In particolare il tutto è partito dal fatto che la città di Milano aveva problemi con gli impianti di depurazione, infatti, Milano scarica, attraverso il sistema fluviale Lambro-Olona nel Po, che a sua volta si riversa nell’Adriatico settentrionale che è senz’altro una delle prime aree considerate sensibili. Per cui Milano è un esempio emblematico di come attualmente, sebbene la normativa italiana di recepimento delle direttive europee preveda precisi obblighi temporali, questi sono di fatto disattesi. Nella fattispecie, per gli scarichi degli agglomerati superiori ai diecimila abitanti equivalenti, recapitanti in aree sensibili, esiste l’obbligo di dotare gli impianti di depurazione, entro il 31 dicembre 1998, del trattamento terziario abbinato con l’abbattimento del fosforo. Visto che nella nostra realtà l’Autorità d’Ambito non è ancora operativa, per effetto di questo dovevano intervenire le Province. Il piano stralcio predisposto dal Settore Ambiente, partendo da una ricognizione delle opere di fognatura, collettamento e depurazione esistenti, ha individuato i fabbisogni necessari per l’adeguamento alle scadenze previste dalla normativa di settore, individuando una serie di priorità (per la precisione sei), da realizzarsi entro il 2005, secondo la consistenza degli agglomerati in abitanti equivalenti, e se questi recapitano o meno in area sensibile, in ottemperanza ai criteri di efficacia, efficienza ed economicità. Come aree sensibili è stata individuata tutta l’area compresa dai bacini imbriferi afferenti agli invasi dei laghi di Occhito e Liscione, superando in tal modo il limite dei 10 chilometri dei corsi d’acqua ad esso afferenti, previsto dalla Direttiva Regionale n° 894/00. Per il finanziamento degli interventi è stato predisposto inoltre un piano economico finanziario che prevede il ricorso alle risorse disponibili, alle risorse reperibili ed al sistema tariffario quale strumento di copertura dei fabbisogni, sia come tariffe accantonate, sia come aumento di quelle attuali, prevedendo un aumento delle stesse, nella misura del 20% nel quinquennio, con un tetto annuale massimo del 5%, così come prevedono le delibere CIPE 8 marzo, 4 aprile e 15 novembre 2001. Il piano stralcio, inoltre, è accompagnato da una cartografia dettagliata, al fine di avere una rappresentazione immediata sia della situazione esistente che di quella da realizzare, degli impianti di fognatura, collettamento e depurazione. Al fine di rappresentare al Ministero dell’Ambiente la peculiarità del nostro territorio, costituito da un piccolo bacino di utenza, (teniamo conto che Galli, da lombardo, ha previsto l’istituzione del servizio idrico integrato per un territorio come la Lombardia che ha un grande bacino di utenza, noi siamo un piccolo bacino di utenza, per cui la copertura dalle tariffe imposte comunque raggiunge cifre limitate), dalla dispersione dei piccoli comuni che impediscono collettamenti o consorzi (solo in un caso è stato attuato un consorzio, il depuratore consortile di Colletorto e San Giuliano, ma è solo un piccolo esempio dato dalla vicinanza dei due comuni), dal carattere torrentizio dei nostri fiumi che in particolari circostanze presentano segni di sofferenza, dagli episodi di eutrofizzazione degli invasi, dovuti anche all’insufficienza di molti impianti di trattamento. Per sottolineare tutte queste nostre peculiarità ci si è avvalsi dei diversi studi esistenti in materia. In particolare, per la redazione del piano, ci si è avvalsi del Catasto degli scarichi redatto ai sensi della L. n°319/76 ora abrogata, della conoscenza diretta derivata dall’attribuzione delle funzioni di disciplina e controllo degli scarichi, esercitate per legge a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa, delle relazioni di accertamento e dei monitoraggi effettuati dall’ARPAM, degli studi condotti dall’Università del Molise e della Banca dati sullo stato di attuazione dei progetti di depuratori urbani, fornita dal Settori Schemi Idrici della Regione Molise. In conclusione, il piano stralcio può costituire un esempio di come risulti ormai ineluttabile, pur proseguendo nell’attività di monitoraggio dei corpi idrici e di disciplina e controllo degli scarichi, attesa la natura del tessuto sociale del nostro territorio costituito da una netta prevalenza di imprese piccole e medio-piccole che di fatto rendono non realizzabile la realizzazione di forme di autocontrollo come quelle previste dalle certificazioni ISO 9000 o EMAS, predisporre ed attuare interventi che risultino frutto della collaborazione dei diversi soggetti istituzionali, volti al miglioramento della qualità dei nostri corpi idrici, per un uso ecosostenibile delle risorse idriche e affinché le generazioni future possano fruire di un ambiente migliore. Io spero di avervi dato una piccola idea di come già di fatto questa relazione sullo stato dell’ambiente può costituire un punto di partenza per realizzare degli interventi mirati”.

PASQUALE TREMATERRA - Università degli Studi del Molise.
“Avevo portato dei lucidi per cercare di mediare alle situazioni degli altri. Abbiamo parlato di argomentazioni diverse, io cerco di soffermarmi su quali sono gli elementi di conservazione della biodiversità, anticipando una situazione che, purtroppo da diversi anni, chi mi ha ascoltato altre volte sa, il Molise non ha mai recepito la legge quadro sulle aree protette del ‘91. Vergogna ai nostri amministratori regionali; i provinciali non ne hanno colpa, ma i regionali hanno grossa colpa su questo. In realtà ci pone in una situazione di arretratezza strutturale notevole che ci fa stare al di fuori di giri importanti dal punto di vista culturale, dal punto di vista di valorizzazione del territorio, dal punto di vista di immagine. Speriamo che iniziative di questo tipo, e molta fiducia dò all’ARPA, si possano fare a che questo enpasse venga recuperato. E’ difficile ma spero di recuperarlo prima possibile. Prima qualcuno accennava il concetto di conservazione non è più un concetto statico, ma dinamico in cui anche i naturalisti come me, che difendono fortemente la natura, ormai accettano il triangolo improprio in alcune situazioni, studio-conservazione-uso del territorio. L’unica cosa che viene chiesta, nel momento in cui si fa uso del territorio che si faccia uso compatibile del territorio, uso sostenibile del territorio, che non si faccia deserto totale di tutto. Se continuiamo ad essere in un’ottica statica della situazione così come purtroppo alcune persone non aggiornate, non informate o persone che pensano al momentaneo, finiamo col non andare avanti. Questo è il progetto futuro, progetto accettato da qualsiasi comunità civile; speriamo che prima o poi venga accettato anche da noi. Probabilmente l’hanno capito prima gli agricoltori. Gli agricoltori oggi sono molto disponibili, le associazioni agricole che erano estremamente conservatrici nei confronti di una situazione del genere, sono fortemente disponibili alla produttività, alla produzione ecocompatibile, sostenibile dalle attività perché si sono resi conto che quello è il futuro, altro futuro non ne hanno. L’agricoltore industriale è stato rifiutato ormai in molte zone progredite dei paesi civili. Molto ci sarebbe da dire sugli OGM, ma si entra in polemica grossa. Purtroppo in regione la situazione nostra è la seguente: sul territorio molisano le aree protette dallo Stato sono semplicemente le aree legate al Parco Nazionale Abruzzo-Molise-Lazio. Nella provincia di Campobasso non c’è nessun territorio, nessun pezzo di territorio protetto da legge dello Stato. Per iniziativa privata di naturalisti, ambientalisti e gente volenterosa guidata dal WWF, in sede provinciale è presente un’area naturale protetta, un’oasi grossa, importante, la seconda più grande d’Italia che è l’oasi di Guardiaregia-Campochiaro che non ha ricevuto nessuna sovvenzione da parte degli amministratori se non una sovvenzione lodevole da parte della Provincia di Campobasso ma è ormai vecchia, sarebbe il caso di rinnovare le sovvenzioni. In realtà, continuare a tenere sul territorio degli esempi, vanno avanti fin quando c’è un minimo di sostegno. L’oasi Guardiaregia-Campochiaro l’anno scorso è stata visitata da 4.600 visitatori prenotati, gran parte ragazzi delle scuole, gran parte di scuole esterne al Molise che vengono su prenotazione, visitano l’oasi, poi vanno a Sepino e poi vanno in un agriturismo o mangiano un panino o fanno altro, ma in realtà serve e serve molto come vincolo. Questo anno abbiamo prenotazioni già da Roma, da Napoli e da Bari, un po’ meno dal Molise. Anche nel Molise c’è questa opportunità per noi, non è vietato per i molisani, si può andare. Il motivo per il quale mancano aree di altro tipo protette dipende in parte per il fatti della mancata approvazione della legge quadro e in parte per mancanza di fiducia da parte dell’amministratore pubblico nell’investimento in questo settore considerando sempre investimento dal punto di vista vincolistico o forse, come qualche maldicente dice, perché i cacciatori non vogliono e pare che siano 3.000 voti se non di più. Sul territorio della provincia di Campobasso l’Amministrazione Provinciale ha 11 aree in un certo modo protette o comunque che hanno un vincolo di uso e sono le aree della LIPU, del WWF, poi ci sono le foreste demaniali del bosco Barone, la foce del Trigno, i Centodiavoli a Mafalda, il lago di Liscione, che è oasi di protezione faunistica, Monte Vairano è oasi di produzione faunistica, Monte Mutria a Sepino, la foce del Biferno verso Campomarino Termoli come oasi di protezione faunistica, Fonte Saccione e lago di Occhito. Vi dirò che i cacciatori non amano questa situazione, anche se sono poche queste aree, vorrebbero scorporare anche queste. Di solito sono i cacciatori cittadini che vogliono queste cose, non i cacciatori che vivono in campagna che sanno come gestire alcune situazioni. Una opportunità importante per gli amministratori locali deriva da un lavoro grosso che è stato fatto in ambito europeo, Lavoro Natura 2000, e che in Italia ha trovato applicazione attraverso il progetto Bio Italy. In questo schema di cui leggerete poco ma nel libro è ben riportato, Massimo Mancini ha fatto un lavoro abbastanza peculiare di questa situazione, voi vedere l’elenco dei siti di importanza comunitaria, i siti di importanza nazionale e i siti importanza regionale che si trovano nella provincia di Campobasso. Perché sono importanti questi siti? Perché dietro hanno un lavoro scientifico importante, riconosciuto in ambito europeo, ed entrano in circuiti di sovvenzione importanti per quanto riguarda conservazione e valorizzazione. Ancora una volta non è più importante che l’area su cui si voglia fare interventi sia di fianco al potere del politico di turno oppure dell’amante del politico di turno, ma è importante che l’area abbia dei valori ecologici importanti, che abbia delle valenze ambientali di rilievo, che abbia delle specie che devono essere salvaguardate e protette. Questo lavoro sul territorio nazionale e territorio regionale è stato fatto, per cui gli amministratori che vogliono investire nel valorizzare il proprio territorio possono accedere a questi dati, sono i dati che possiede la Regione, sono i dati che possiede il Ministero. La Banca dati esiste, per cui in realtà l’accesso a queste notizie per poter valorizzare il territorio, per poter fare i programmi LIFE, ad esempio, o per poter rispondere ad alcune misure del POR, speriamo che gli amministratori abbiano maggiore fantasia nell’inserire questi siti ma anche altri in altre forme di valorizzazione, esistono le competenze sul territorio, non è più necessario andare a cercare le competenze a Roma o Milano che per corrispondenza fanno i lavori molto costosi, esistono sul territorio, per cui si possono fare dei lavori che hanno dei risultati di notevole impatto. Questa sera ci troviamo in questa sede che non è assolutamente impropria perché il pannello internazionale sulla conservazione della biodiversità prevede esattamente quello che stiamo facendo noi, prevede un tavolo di discussione a cui afferiscono, danno il loro contributo le agenzie governative ed intergovernative, e le agenzie ci sono, i ricercatori, gli scienziati, le organizzazioni ambientaliste, i privati, per cui le varie competenze in questa sala ci sono. E’ una riunione propria riconosciuta a livello internazionale, per cui siamo in grado di elaborare e progettare il futuro della nostra regione, sperando che le nostre proposte vengano ben accolte. Stiamo investendo molto come università, stiamo determinando delle figure istituzionali, non solo questo anno abbiamo aperto un nuovo corso di laurea in scienze forestali ed ambientali perché crediamo in questo tipo di risorse sul territorio. Un po’ alla volta alcuni risultati li stiamo ottenendo, siamo disponibili nelle collaborazioni con tutte le altre istituzioni, con tutti gli altri enti, con tutti gli altri professionisti, speriamo che gli sforzi vadano a buon fine, comunque li faremo andare a buon fine. Questa mattina terminavo un corso universitario, ho detto ai ragazzi: “L’uomo all’interno della natura si è posto in una situazione strana, l’uomo non evoluzionista, cioè in una situazione di non pari livello, di non pari dignità con il mondo degli esseri viventi, si è posto in una situazione di dominatore, spesso di predatore delle risorse”. Questo non funziona più, gli allarmi sono molto forti in merito. La situazione occidentale è molto grave. Alcune nazioni non hanno voluto firmare il protocollo perché si trovano in grosse difficoltà, perché hanno un grosso ricatto da parte dell’economia e da parte di chi inquina e deve inquinare perché il Dio denaro comporta questo. Il futuro non è buono per il pianeta Terra se non si riducono determinati parametri. Nel nostro piccolo noi possiamo dare il nostro contributo quotidiano oppure mettendoci insieme a fare dei progetti di ricerca, dei progetti di attuazione sul territorio, dei progetti che abbiano risultati positivi. Non siamo più disponibili a fare dei progetti che non abbiano indicatori ambientali. E’ opportuno che diano delle risposte idonee. Le discussioni in altra sede ci trovano poca disponibilità per lo meno da parte mia e un po’ da parte vostra”.


LUIGI PETRACCA – A.R.P.A. Molise.
“Voglio esprimere un sincero apprezzamento per questa iniziativa che è la conclusione di uno studio, quindi di un’attività di attenzione in una materia che è quella ambientale che, evidentemente, richiede sicuramente molta più attenzione dalla programmazione regionale, dalla programmazione nazionale, e richiede anche molta attenzione dagli enti locali. Ieri c’è stato un convegno molto importante a Roma in cui è stato presentato un altro studio sul Molise, erano due regioni interessate: erano interessate la Calabria ed il Molise sulla contabilità ambientale. E’ una disciplina questa che si sta accreditando molto a livello delle politiche europee, nazionali, regionali, specialmente in un momento in cui si sta approfondendo molto il modello dello stato regionale, cioè il modello dello stato delle autonomie locali, il modello del protagonismo delle popolazioni. E’ un modello importante. E si studia la contabilità ambientale perché si dice, giustamente e correttamente, che bisogna evitare che in alcuni segmenti della tutela ambientale ci siano pochissime risorse, pochissimo impegno delle collettività e ci siano invece esempi ripetitivi, esempi dispersivi. C’è questa dispersione enorme delle risorse nazionali e regionali in altri ambiti della tutela ambientale, in altri segmenti di questa materia così delicata. E quindi si sta approfondendo questa disciplina nuova che è la contabilità ambientale, ipotizzandone perfino un capitolo ed un allegato a parte dei bilanci degli enti locali, cioè un allegato come capitolo a sé dell’impegno degli enti locali. Questo in una valorizzazione che evidentemente era quella che diceva il professore Trematerra, cioè in una finalizzazione di utilizzo, di investimento a fini produttivi dell’attività ambientale. Se noi facessimo la tutela ambientale fine a se stessa, sicuramente faremo un’azione positiva, ma forse non la faremo esaustiva. Dobbiamo anche farla finalizzando alle grandi attività di investimento produttivo sull’ambiente. Ecco perché è delicata la materia che sollevava il professore Trematerra, non è che non si è fatto nulla, non è che la Regione è stata assente. Ha iniziato per tre volte il dibattito in Consiglio su un disegno di conservazione, su un disegno di creazione, di programmazione delle aree protette. In verità il dibattito si è fermato perché c’era la solita dicotomia, la solita divaricazione, divisione tra quelli che avevano di queste cose una visione vincolistica, che secondo me è negativa, è totalmente negativa, e quelli che invece hanno del territorio una visione produttiva, cioè quelli che vedono il territorio come capacità di produrre redditi aggiuntivi, di produrre occupazione. Vi dò un esempio che è sotto gli occhi di tutti: è nata per scherzo la prima fabbrica di imbottigliamento dell’acqua in Molise, era quella di Rocchetta, poi è nata Duronia, poi è nata Saepinia, sta nascendo sopra Bojano il polo delle acque, il polo di imbottigliamento delle acque del Molise. Questo è un esempio a mio giudizio di utilizzo corretto di una risorsa territoriale ambientale che è importantissima, l’acqua, per la cui conservazione e preservazione della qualità ottima dobbiamo lavorare tutti. Io ringrazio molto i dirigenti del PMIP che stanno collaborando con me sia pure con i pochi strumenti, siamo sottodimensionati come ARPA, ma stiamo crescendo. Oggi qui è stato illustrato il programma di circa 5 miliardi e otto: è una realtà, entro pochi mesi avremo quelle attrezzature e quegli strumenti di cui si è parlato. Si deve lavorare in questa direzione. Noi siamo pronti per questo. Un flash su una cosa importante: secondo me non si può fare tutela dell’ambiente se non si fa conoscenza corretta dell’ambiente, perciò vogliamo fare le centraline permanenti, perciò vogliamo fare il monitoraggio serio delle nostre produzioni di onde elettromagnetiche, le nostre antenne, perciò vogliamo fare un censimento serio di altre situazioni che sono poco presenti ritengo in Molise, ma sulle quali poco sappiamo, quindi dobbiamo crescere in questi ambiti e stiamo lavorando per questo. E’ importante la conoscenza della materia ambientale. Io ho espresso il mio apprezzamento perché questo di oggi sicuramente è un punto di partenza, non è un punto di arrivo, non potrebbe esserlo, nessuno studio sull’ambiente è un punto di arrivo, è sempre un punto di partenza perché la conoscenza dei fenomeni ambientali, la conoscenza dell’ambiente è un processo. E’ difficile dire che è un processo che si esaurisce anche perché è un processo che ha troppe interazioni, troppe correlazioni, troppe derivazioni dal territorio vicino, dalle altre regioni o dall’altro stato. E’ un processo totale, assoluto. Quindi è chiaro che noi non possiamo fare altro che affinare dei sistemi di controllo e di lettura dell’ambiente che siano attuali, permanenti, autorevoli dal punto di vista scientifico. Ma più di questo non possiamo fare. Ed ecco perché è fortemente ammirevole l’iniziativa di oggi perché è l’inizio di un discorso culturale che è un discorso importantissimo. A questo discorso attiene non soltanto la nostra sopravvivenza e delle future generazioni, ma credo che da questo discorso dipenda molto anche la nostra capacità di crescita sotto il profilo produttivo, occupazionale e culturale. Vi ringrazio e ringrazio molto la Provincia, l’Università. Ieri abbiamo avuto modo di ringraziare ancora il professore Cannata per questo contributo sempre attento che con la sua Università dà al Molise, lo ringrazio anche come molisano”.

PASQUALE TREMATERRA – Università degli Studi del Molise.
“L’occasione di trovarci insieme può essere utile per riflettere su alcune situazioni. Le competenze differenti che sono presenti in sala possono offrire un contributo di riflessione all’argomento affrontato. Se non avete degli interventi, possiamo chiudere l’incontro. Avevamo preparato il volume degli atti che è un volume che ha una sua genesi, è un po’ lunga. E’ nato su convenzione tra Provincia ed Università ed il Rettore ha cominciato a raccontarvi una storia sulla copertina, ma non l’ha terminata. La copertina ha delle immagini positive di una certa grandezza; la retro copertina ha delle immagini negative piccole. Il messaggio culturale è: evitiamo che le immagini negative della retro copertina diventino grandi e diventino come la prima di copertina. Questo lo possiamo fare solo con la collaborazione di tutti anche in una regione piccola, ritenuta verde probabilmente in modo improprio per chi non conosce i dati reali del territorio perché cumulando le piccole cose negative che ci sono, la situazione non è migliore di altre regioni, per cui conviene lavorarci in modo serio e in collaborazione tra tutti. Non so se mettono in distribuzione il volume perché pare ci sia una legge dello Stato per cui l’Amministrazione Provinciale che è in odore di votazioni non possa distribuire il volume oggi, anche se manca un mese e mezzo dalle elezioni perché pare che sia propaganda. L’avevamo preparato di notte per darvelo, ma stamattina abbiamo scoperto addirittura che ci sono dei piccoli errori che non eravamo riusciti a correggere per consegnarvelo oggi, in altro modo dovete cercare di ottenere il volume. Grazie del vostro interessamento e grazie del contributo”.